lunedì 15 febbraio 2010

Dario Fo. Il nostro piangere fa male al re

di Luca Moccafighe
Arcana Edizioni, 2009

Era l'ottobre del 1969 quando Dario Fo debuttò con il Mistero Buffo, un monologo intenso dove l'attore mette in scena, con l'espressività unica del suo corpo e della sua voce, una delle più importanti opere del secolo, modello del teatro di narrazione contemporaneo, vedi Marco Paolini, Ascanio Celestini, Marco Baliani e così via. Luca Moccafighe omaggia i quarant'anni di questo spettacolo e del genio del premio Nobel nel suo Dario Fo. Il nostro piangere fa male al re, edito da Arcana.

Autore, attore, pittore, cantante, scrittore, regista e molto altro, Dario Fo nella sua carriera ha messo a servizio degli oppressi la sua arte e si è fatto strumento attivo e motore di cause civili. Vi domanderete se questo è teatro, certo che questo è il teatro, quella macchina che permette di rovesciare il mondo e di osservarlo sotto la gonna. Luca Moccafighe ripercorre la carriera di Dario Fo, un artista scomodo, sottolineando e contestualizzando la sua produzione continua di canzoni.

Pensiamo al monumento di ricerca di Ci ragiono e canto, lo spettacolo di canti popolari del 1966 con Giovanna Marini, Rosa Balistreri, il Coro del Galletto di Gallura, Ivan Della Mea, Enzo Del Ree tanti altri. Passando per il prolifico sodalizio artistico con Enzo Jannacci del 1968 che con l'Lp Enzo Jannacci a Teatro troviamo 12 canzoni di cui solo tre non sono curate da Dario Fo e famosissime sono Ho visto un Re e Vengo anch'io. No tu no.

"Liriche, nonostante le apparenze che non si perdono in metafore ambigue e invece vanno direttamente al punto attraverso le accuse" sottolinea Moccafighe, con i temi di sempre, l'amore, il lavoro e la politica. Sostenuto dalla compagna di vita e di arte Franca Rame, la vita artistica del Maestro ha prodotto graffianti strofe sulla contemporaneità, come Morte accidentale di un anarchico ispirata alla vicenda di Giuseppe Pinelli ePumPum sull'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi.

In Guerra di popolo in Cile c'è il brano Han matado una guitarra dedicata a Victor Jara, cantautore e regista torturato e ucciso sotto il golpe di Pinochet. Il giullare canta, articola e raffina la sua ricerca sullo sghignazzo come mezzo per meglio pensare. Il suo essere contro il potere e di conseguenza il suo anticlericalismo lo ha condotto ad altissima potenza cristiana, in tutte le sue opere. Da ricordare la sua militanza con Le Nacchere Rosse e il disco SciaScià con la sua apertura di Da un po’ che deo savea, canto del Duecento di Bonvesin de la Riva. Ascoltare Dario Fo che si mescola alle voci di Marcello Colasurdo e Enzo Gragnianiello è suggestivo, il lombardo e il napoletano si mescolano rendendo salda l'unità italiana.

Il testo di Luca Moccafighe è denso di approfondimenti e scorre con piacere, peccato notare che manca di bibliografia, ma per compenso c'è una sterminata passione e preziose memorie di coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare professionalmente e umanamente il giullare.

E mentre scrivo ascolto Acqueforti un disco colto del musicista Nik Comoglio che ha omaggiato il maestro mettendo in musica Gabriele Maria alla croce, brani tratti dal Mistero Buffo a dimostrazione che la produzione di Dario Fo stimola, redarguisce e ti obbliga a sviluppare le sue suggestioni.
“Il nostro piangere fa male al re perché (per l'ennesima volta) la verità dei creativi restituisce la dignità agli oppressi”.

Francesca Grispello


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