giovedì 16 aprile 2009

Qui muore Puccini di Stefano Cecchi - StampaAlternativa Editore


Ci sono libri che accompagnano i viaggi, i pomeriggi, le vacanze e le notti. Preferisco decisamente questi ultimi, immersa nel silenzio la lettura è intensa ed intima, è dolce la compagnia di un libro che non ti permette di staccare gli occhi dalle pagine.
A questa sensazione si è legato Qui muore Puccini la seconda opera di Stefano Cecchi per la collana Eretica Speciale di Stampa Alternativa.
Ho potuto sentire la pioggia di un temporale notturno, la paura, la corsa, l'amore, le lacrime di un'Italia anni '20 che consumano una tragedia umana, privata e altamente politica. Quella stessa notte l'ispirazione e la coscienza della gioventù finita irrompono nella vita del grande compositore Giacomo Puccini. Una grande amicizia, l'Italia rinovellata dal fascismo, il mistero che avvelena quella notte e che vuole giustizia, il finale della Turandot che non si trova e l'incedere della malattia del Maestro. Ecco tutti gli elementi di un romanzo intessuto con mano decisa, poetica e capace di dispiegare l'animo umano nelle sue evoluzioni, dando spessore a luoghi e persone affrescati con pochi ma essenziali gesti.
Qui muore Puccini è la frase che Arturo Toscanini pronunziò sul podio il 25 aprile del 1926, il giorno della "Prima" della Turandot, che rimase senza una finale. Un finale misterioso di cui solo i lettori sembrano saperne di più, testimoni e complici tanto di quegli applausi che di quel silenzio.



Francesca Grispello

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