Inizia tutto con una sorta di resistenza, il guardare colui che ti insegue, la vergogna di un atto tanto umano come quello della fuga. Quest'uomo no, si vergogna.
Siamo nella fine degli anni 60, una febbre contagiosa, un fiorire collettivo. Come se un contadino avesse seminato proprio in quel periodo lì una specie di grano.
Di due gambe è fatto il corpo, due mani, braccia, occhi, orecchie e di due battiti è fatto il ritmo del cuore, siamo nati da un due e lo dimentichiamo.
Partorito da un ventre pieno senza lasciarlo vuoto.
Quest'uomo nato è un fantasma, non fa chiasso, al massimo reagisce.
Il contrario di uno di Erri De Luca è un testo denso di vita declinata in politica, lavoro, amore, sudore... è questo uno incontra il senso del due, senza riuscirne a saldare il nodo che è fatto per essere sciolto, un giorno.
Uno, numero sì, ma altro da se. Solitudine doppiata con un linguaggio denso di poetica, lo sguardo che ci conduce di rigo in rigo è respiro elementale.
Non tutti sanno che esiste un osso per salire e un altro osso per scendere.
Non tutti sanno come e quanto la superficie ruvida dei monti ti accoglie e che in un bosco ti devi far riconoscere per uscirne indenne. Tutto dipende dalla qualità del passo e della tua storia. Erri De Luca traduce in parole il colore di una tempera e la luce che serve per imprimere su pellicola ciò che è il contrario di uno. Deliberatamente e senza intermediazioni ci fa commuovere e ci fa arrabbiare, compiendo alla perfezione, nella sua solitudine di scrittore, tutti i fili di una memoria traditrice che si attacca al lettore. Ci porta a termine lasciandoci sospesi con l'anima gonfia e i nervi sensibili all'aria che tira.
Francesca Grispello
ora io non so se è stata la lettura ad ispirarti questa scrittura, oppure invece no. So solo che è una scrittura bellissima e che dà senso da sé, anche a chi - come me - Erri De Luca non l'ha letto mai
RispondiElimina