domenica 2 gennaio 2011

Zingari di Merda di Antonio Moresco

Effigie Edizioni 2008



Cìncali, Italiani Cìncali, ovvero zingari, ecco come ci appellavano gli svizzeri quando ad emigrare e a dormire nelle baracche, eravamo noi italiani. Ho ripensato a quest'espressione grazie al bellissimo spettacolo - Italiani Cìncali appunto - di Mario Perrotta e ad un libro che mi è stato di recente donato Zingari di merda.
Zingari di merda è il racconto di un viaggio in Romania fatto da Antonio Moresco con le foto di Giovanni Giovannetti in compagnia di Dimitru. Zingari di merda è il liet motiv di tutto il libro e a cantarselo sono gli stessi zingari che se ne appropriano e lo sbattono in faccia ai nostri viaggiatori impavidi, curiosi e stupiti del sentire i rom definirsi Zingari di merda.
Antonio Moresco in questo viaggio si concentra sugli sgomberi della Snia di Pavia, tutto nasce da un fatto per arrivare a toccare chilometri e volti, i racconti personali di un cicerone che dice e non dice, alla corruzione, all'umanità, alla povertà, agli infiniti figli che questo popolo non smette di tramandare alle generazioni. Perché dovrebbe?

Che storia è questa -  mi domando nelle prime righe -  non mi faranno l'affresco dello zingaro buono o vittima dell'ignoranza? No! Questo libro racconta con calore e in modo analitico che non ci sono buoni o cattivi, ma che c'è un popolo che migra da sempre e che si muove con tutto il resto, che non combatte e proprio per questo non può perdere. Moresco tocca baraccopoli e villaggi Non mancano le denunce sulla prostituzione, i furti e il mercimonio sul corpo dei bambini. Moresco si interroga, ma dopo quel sentire fatto dal conoscere e dal comprendere poi bisogna fermarsi, perché nei Rom c'è il mistero - nè bello, nè brutto - che appartiene alla loro cultura e a quel dna pulsante che li rende tutti fratelli, cugini e apparentati per vario ordine e grado. Non c'è modo di conoscerli nel profondo, non ci sono tradizioni scritte, non c'è modo si svelare il mistero di questo inarrestabile popolo che mai come ora ci inquieta. “L’esistenza, ancora oggi, di un simile popolo non si spiega solo con i meccanismi economici. Ci sono strutture precedenti che non si sciolgono dentro l’acido totalizzante dell’economia e dell’influenza ambientale.”

Poco più di 60 pagine che documentano l'incomprensibile che ci circonda, capace di prendere le budella del lettore e ghiacciarle in una grande riflessione.
Il libro è corredato con le foto di questo viaggio, perché infilare il dito nella ferita di Cristo è l'unica chiave che abbiamo per poter vedere. 

Francesca Grispello



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