Dalle "briglie da culo" rinascimentali fino al culto contemporaneo
Nuova edizione ampliata
Coniglio Editore, 2005
Pruriginoso quanto interessante, piacevole quanto approfondito, la Storia delle mutande è uno di quei testi capaci di farci assumere una diversa prospettiva del percorso che l'umanità compie. Le portavamo prima? Quando abbiamo iniziato a portarle? Servono? Sono igieniche? E soprattutto perché portarle? Tutte domande che trovano una loro collocazione all'interno del testo e che di volta, tra un epoca e l'altra, segnalano grazie alla storia dei costumi un immagine più chiara di ciò che siamo.
Siamo le mutande che portiamo, siamo il risultato di vizi, perversioni, moralismi e rivolte che nel corso del tempo ci anno visto coperti, scoperti, puliti e meno.
Da strumento di coercizione a mezzo di liberazione femminile, (perché delle mutande femminili si parla), dalla fine dell'Impero Romano ogni donna per ceto e per età aveva la sua posizione in merito alle mutande: lunghe come calzoni, invisibili, aperte o chiuse, corte o da evitare.
Luciano Spadanuda, appassionato e studioso, è considerato uno dei massimi esperti di storia dei costumi sessuali e ci presenta un lavoro dove possiamo apprezzare le tante citazioni che ci immergono in una moralità dove la mutanda è sempre stata un sottotesto capace di concentrare energiche questioni sul senso e sulla virtù dei portatori, che siano sani o meno. Attraverso un indumento assai intimo non possiamo non sorprenderci di quanto sia stato chiacchierato da Platone ad Hegel fino ai giorni nostri con l'ostentazione non di un presidio igienico ma di un elemento di alta tensione sociale, sia per l'erotismo che evoca che per l'uso di massa e quindi di mercato. Mai un tessuto ha avuto tanto peso semiotico nella storia e viene voglia di rileggere Il senso della moda di Roland Barthes.
Pubblicato per la collana Maxima Amoralia della Coniglio Editore un testo interessante, divertente, scorrevole e intrigante.
Nuova edizione ampliata
Coniglio Editore, 2005
Pruriginoso quanto interessante, piacevole quanto approfondito, la Storia delle mutande è uno di quei testi capaci di farci assumere una diversa prospettiva del percorso che l'umanità compie. Le portavamo prima? Quando abbiamo iniziato a portarle? Servono? Sono igieniche? E soprattutto perché portarle? Tutte domande che trovano una loro collocazione all'interno del testo e che di volta, tra un epoca e l'altra, segnalano grazie alla storia dei costumi un immagine più chiara di ciò che siamo.
Siamo le mutande che portiamo, siamo il risultato di vizi, perversioni, moralismi e rivolte che nel corso del tempo ci anno visto coperti, scoperti, puliti e meno.
Da strumento di coercizione a mezzo di liberazione femminile, (perché delle mutande femminili si parla), dalla fine dell'Impero Romano ogni donna per ceto e per età aveva la sua posizione in merito alle mutande: lunghe come calzoni, invisibili, aperte o chiuse, corte o da evitare.
Luciano Spadanuda, appassionato e studioso, è considerato uno dei massimi esperti di storia dei costumi sessuali e ci presenta un lavoro dove possiamo apprezzare le tante citazioni che ci immergono in una moralità dove la mutanda è sempre stata un sottotesto capace di concentrare energiche questioni sul senso e sulla virtù dei portatori, che siano sani o meno. Attraverso un indumento assai intimo non possiamo non sorprenderci di quanto sia stato chiacchierato da Platone ad Hegel fino ai giorni nostri con l'ostentazione non di un presidio igienico ma di un elemento di alta tensione sociale, sia per l'erotismo che evoca che per l'uso di massa e quindi di mercato. Mai un tessuto ha avuto tanto peso semiotico nella storia e viene voglia di rileggere Il senso della moda di Roland Barthes.
Pubblicato per la collana Maxima Amoralia della Coniglio Editore un testo interessante, divertente, scorrevole e intrigante.
Francesca Grispello
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