martedì 20 luglio 2010

Scritti Omeopatici 1795-1833


Samuel Hanhemann
a cura di Andrea Libero Carbone
Duepunti Edizioni


Come un'influenza stagionale ogni tanto si sente parlare dell'omeopatia. Sarà un metodo efficace? E' solo suggestione? Nessuna risposta 'scientifica', è guardata con sospetto nel momento in cui sempre più persone al mondo si rivolgono all'omeopatia, metodo che funziona e non si conosce il perchè. L'omeopatia - leggo da Wikipedia - è " un controverso metodo terapeutico i cui principi sono stati formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann verso la fine del XVIII secolo". E' metodo alternativo per prendersi cura di sé con coscienza e che in Scritti Omeopatici 1795-1833 a cura dell'ottimo Andrea Libero Carbone, possiamo approfondire.
Una antologia di scritti dove Hahnemann espone la sua prospettiva d'indagine, il suo metodo, le sue intuizioni e i suoi consigli di uomo colto, poliglotta, devoto alla medicina, curioso e longevo - morì ad ottantotto anni in un momento storico dove la media era quaranta.

Gli uomini "potrebbero essere felici se conoscessero la vera via, l'unica che conduce alla felicità, la fonte inesauribile dei godimenti più veri e più intensi, delle gioie abbondanti e profonde: la moderazione". Se la verità è nel mezzo anche la scelta del medico deve essere frutto di armonia. Ed è proprio nel terzo capitoletto che si aprono scenari degni di Honoré de Balzac: scegliere un medico che sia generoso e non spocchioso, gentile e non azzimato, che prescriva pochi farmaci e non cure estenuanti.
Scopriremo più avanti come il caffè sia una droga leggera: emicrania, ansia, dipendenza sono solo alcuni dei mali di questa bevanda che assieme all'alcool e alle spezie non sono necessarie alle nostre vite.
Man mano con semplici esempi, il medico illustra le sue scoperte, come nell'ultimo capitolo Spirito della dottrina omeopatica, "ogni farmaco deve esprimere chiaramente, in modo manifesto e apprezzabile, la sua facoltà di guarire".
Siamo liberi di criticare, ma solo se mettiamo in conto che "l'esperienza conferma dunque tutti i giorni che con questi miscugli disparati di farmaci sconosciuti, la pratica volgare produce ogni sorta di effetti, tra i quali la guarigione è il meno frequente".

Chiude Andrea Libero Carbone nella sua postfazione Nè maestro nè ciarlatano gettando luce e calma sulla figura di Hahnemann, che se avvicinato come interlocutore può svelare genio e uomo, natura e artificio. Chi urla mal cela i suoi scheletri e le sue mancanze, chi dialoga trova il tempo, la naturalezza e lo stupore del conoscere.


Francesca Grispello

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