martedì 8 dicembre 2009

Il Cibo come cultura


Massimo Montanari
Economica Laterza, 2006

Ci sono dei libri che con poche e semplici parole ti aiutano a conoscere i multiformi aspetti del rapporto che intercorre tra la natura e la cultura.
Il cibo come cultura di Massimo Montanari, docente e storico italiano è uno di questi, trovato per caso su di uno scaffale in libreria.
E' curioso, interessante e necessario riflettere sul cibo, su ciò che facciamo entrare nel nostro organismo, su ciò che ci identifica, su ciò che ci fa essere insieme ed è cultura.
Nel 2010 è scarso in alcune porzioni del mondo, in altre abbonda e viene gettato via, ma da dove arriva il piatto tipico? Dalla regione? Dalla terra? Dalla cultura? Tutto vero, ma in un modo più articolato.
Natura, ovvero quel sistema di leggi che presiedono all'esistenza delle cose , è cultura nel momento in cui ci siamo messi a cuocere, conservare e selezionare gli alimenti, ovvero, tempo che scorre e che si chiama storia, la stessa che ha portato l'uomo a relazionarsi con l'ambiente, quella storia che crea ricchezza, povertà, religioni e sotto il profilo alimentare è un'arte del comporre unica, in ogni tempo e luogo.
C'è cultura nella natura, nel piacere, nell'igiene, nella medicina e il cibo è un elemento imprescindibile, e come ogni pratica umana è dinamica e instabile.
C'è il gusto a connotare sia la cultura che la natura e per ogni singola famiglia e regione si educa e diviene strumento di rapporto, metro con il quale misuriamo noi con il mondo.
Sembra scontato ribadire che la differenza è il mezzo della conoscenza, ma è questo uno dei nodi più affascinanti ed urgenti del testo, dove la mescolanza è alchimia fondante.
La conoscenza come mescolanza caratterizza tutta la storia del cibo, che ha tanto viaggiato e proviene da mezzo mondo, quella che oggi chiamiamo "dieta mediterranea" è un crocevia di eventi e scoperte che sono nostre, ma non solo nostre.
Ciò che chiamiamo cultura, si colloca al punto di intersezione fra tradizione ed innovazione”.
Quella del cibo è una lingua "babelica" ed è per questa ragione che non possiamo dire che il mio è più buono del tuo. Mangiamo insieme e nel contempo siamo insieme un linguaggio che si rimodula e si improvvisa come il piatto che cuciniamo. Fuori dagli esotismi che fanno moda e, a modo loro sono una cultura senza cultura, fuori da posizioni faziose, qui parla uno storico.
L'autore, che da anni si dedica allo studio della storia dell'alimentazione, delucida in modo snello ed efficace una rete intricata di simboli e storie, con punte di ironia e sguardo profondo, ci trasporta in epoche, usi, luoghi e cucine che abbiamo bisogno di portare avanti per avere coscienza di cosa siamo.
Con sensibilità e volontà di conoscenza Massimo Montanari ti fa incuriosire.

Francesca Grispello

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